giovedì 4 ottobre 2018


Il Cantico delle Creature di San Francesco d'Assisi


“Il Cantico delle Creature”
conosciuto anche come
“Il cantico di Frate sole e Sorella Luna”
è la prima
poesia scritta in italiano. Il suo autore è Francesco d’Assisi che l’ha composta nel 1226.
La poesia è una lode a Dio, alla vita e alla natura che viene
vista in tutta la sua bellezza e complessità.

Altissimo, onnipotente, buon Signore
tue sono le lodi, la gloria e l'onore
ed ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno,
e nessun uomo è degno di te.
Laudato sii, o mio Signore,
per tutte le creature,
specia
lmente per messer Frate Sole,
il quale porta il giorno che ci illumina
ed esso è bello e raggiante con grande splendore:
di te, Altissimo, porta significazione.
 
Laudato sii, o mio Signore,
per sora Luna e le Stelle:
in cielo le hai formate
limpide, belle e preziose.
Laudato sii, o mio Signore, per frate Vento e
per l'Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per il quale alle tue creature dai sostentamento.
Laudato sii, o mio Signore, per sora Acqua,
la quale è molto utile, umile, pre
ziosa e casta.
Laudato sii, o mio Signore, per frate Fuoco,
con il quale ci illumini la notte:
ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.
 
Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra,
la quale ci sostenta e governa e
produce diversi frutti con col
oriti fiori ed erba.
Laudato sii, o mio Signore,
per quelli che perdonano per amor tuo
e sopportano malattia e sofferenza.
Beati quelli che le sopporteranno in pace
perchè da te saranno incoronati.
Laudato sii, o mio Signore,
per nostra sora Morte corpor
ale,
dalla quale nessun uomo vivente può scampare.
Guai a quelli che morranno nel peccato mortale.
Beati quelli che si troveranno nella tua volontà
poichè loro la morte non farà alcun male.
Laudate e benedite il Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltate.
 
 


Angelo custode

ATTO DI CONSACRAZIONE ALL’ANGELO CUSTODE


Sin dall'inizio della mia vita mi sei stato dato a Protettore e Compagno. Qui, al cospetto dei mio Signore e mio Dio, della mia celeste Madre Maria e di tutti gli Angeli e Santi, io, povero peccatore (Nome...) mi voglio consacrare a te. Voglio prendere la tua mano e mai più lasciarla. Prometto di essere sempre fedele ed ubbidiente a Dio ed alla santa Madre Chiesa. Prometto di professarmi sempre devoto a Maria, mia Signora, Regina e Madre e di prenderla a modello della mia vita. Prometto di essere devoto anche a te, mio santo Protettore e di propagare secondo le mie forze la devozione agli Angeli santi che ci viene concessa in questi giorni quale presidio ed ausilio nella lotta spirituale per la conquista del Regno di Dio. Ti prego, Angelo santo, di concedermi tutta la forza dell'amore divino affinché io ne venga infiammato, tutta la forza della fede affinché io non cada mai più in errore. Domando che la tua mano mi difenda dal nemico. Ti chiedo la grazia dell'umiltà di Maria affinché sfugga a tutti i pericoli e, guidato da te, raggiunga in cielo l'ingresso della Casa del Padre. Amen. 

Dio onnipotente ed eterno, concedimi l'aiuto delle tue schiere celesti affinché io sia salvaguardato dai minacciosi assalti del nemico e, libero da ogni avversità, possa servirti in pace, grazie al Sangue preziosissimo di N.S. Gesù Cristo e l'intercessione dell'Immacolata Vergine Maria. Amen. 

giovedì 12 aprile 2018

San Giuseppe Moscati Laico




Giuseppe Moscati fu uno dei medici più conosciuti della Napoli d’inizio Novecento. Per la sua capacità di coniugare scienza e fede, è riconosciuto come Santo dalla Chiesa cattolica a partire dal 1987. Ancora oggi riceve visite da persone di ogni parte del mondo, non solo per le infermità fisiche, ma anche per i mali che colpiscono l’animo degli uomini del nostro tempo.
Contrariamente a quanto si possa credere, non nacque a Napoli, ma a Benevento, il 25 luglio 1890, da Francesco Moscati, magistrato, e Rosa de Luca; fu il settimo dei loro nove figli. Si trasferì nel capoluogo campano quando aveva quattro anni, dopo una breva permanenza ad Ancona, per via del lavoro del padre.
L’8 dicembre 1888 ricevette la Prima Comunione da monsignor Enrico Marano nella chiesa delle Ancelle del Sacro Cuore, fondate da santa Caterina Volpicelli. Studiò presso il liceo «Vittorio Emanuele»; dopo il conseguimento del diploma di maturità classica, nel 1897, iniziò gli studi universitari presso la facoltà di Medicina. Il motivo di quella scelta, di rottura rispetto alla tradizione familiare (oltre al padre, anche suo nonno paterno e due fratelli avevano studiato Giurisprudenza), è forse dovuto al fatto che, dalla finestra della nuova abitazione, poteva osservare l’Ospedale degli Incurabili, che suo padre gl’indicava suggerendogli sentimenti di pietà per i pazienti ricoverati.
Il primo ammalato con cui ebbe a che fare suo fratello Alberto, il quale, caduto da cavallo, subì un trauma cranico, che gli produsse una forma di epilessia. Quest’evento persuase il giovane da una parte della brevità della vita umana, dall’altra di doversi dedicare interamente alla professione medica. Nel frattempo, il 2 marzo 1898, fu cresimato da monsignor Pasquale de Siena, vescovo ausiliare del cardinal Sanfelice, arcivescovo di Napoli.
All’epoca la facoltà di Medicina, insieme a quella di Filosofia, era quella più influenzata dalle dottrine del materialismo. Tuttavia Giuseppe se ne tenne a distanza, concentrandosi sulla preparazione degli esami. Concluse gli studi il 4 agosto 1903 con una tesi sull’urogenesi epatica, laureandosi col massimo dei voti.
Nemmeno tre anni dopo, iniziò a emergere la sua capacità di agire tempestivamente: dopo aver assistito alle prime fasi dell’eruzione del Vesuvio dell’8 aprile 1906, si precipitò a Torre del Greco, dove gli Ospedali Riuniti di Napoli avevano una sede distaccata, e trasmise l’ordine di sgombero, caricando personalmente i pazienti, molti dei quali paralitici, sugli automezzi che li avrebbero condotti in salvo. Appena l’ultimo paziente fu sistemato, il tetto dell’ospedale crollò. Per sé il giovane medico non volle encomi, ringraziando invece il resto del personale, a suo dire più meritevole. Nell’epidemia di colera del 1911 fu invece incaricato di effettuare ricerche sull’origine dell’epidemia: i suoi consigli su come contenerla contribuirono a limitarne i danni.
Tra gli elogi che arrivavano da parte del mondo accademico, gli giunse anche la vittoria in un importante concorso, che lo inserì a pieno titolo nell’attività dell’Ospedale degli Incurabili. Portava avanti in parallelo l’esercizio della professione e la libera docenza universitaria. Furono numerose anche le sue pubblicazioni su riviste di settore e le partecipazioni a congressi medici internazionali.
Un insegnamento di rilievo gli veniva dalle autopsie, nelle quali era tanto abile che, nel 1925, accettò di dirigere l’Istituto di anatomia patologica. Un giorno convocò i suoi assistenti nella sala delle autopsie per mostrare loro non un caso clinico, ma la vittoria della vita sulla morte: «Ero mors tua, o mors», come diceva un cartello sovrastato da un crocifisso, fatto sistemare da lui su una delle pareti. In altri casi, mentre esaminava i cadaveri, fu udito affermare che la morte aveva qualcosa d’istruttivo.
Non che fosse un personaggio cupo, tutt’altro. I suoi parenti e colleghi testimoniarono che dalla sua persona promanava un fascino distinto, che lo rendeva di buona compagnia. Era anche molto attento alla natura, all’arte e alla storia antica, come si evince dal racconto di un viaggio in Sicilia.  Non si concedeva altri svaghi come andare a teatro o al cinema e non aveva neppure un’automobile sua, preferendo spostarsi a piedi o coi mezzi pubblici, anche sulla lunga distanza.
Erano tutti modi con cui si esercitava a conservarsi sobrio e povero, come gli ammalati che prediligeva visitare. Numerosi sono i racconti di pazienti che si videro recapitare indietro la somma con cui l’avevano pagato, anche se ne aveva diritto essendo venuto da lontano. I poveri, per lui, erano «le figure di Gesù Cristo, anime immortali, divine, per le quali urge il precetto evangelico di amarle come noi stessi». Viene quasi alla mente l’espressione che papa Francesco ha più volte pronunciato, definendoli “carne di Cristo”, quindi scendendo nel concreto della corporeità e del dolore. Il dottor Moscati insegnava a trattare questa manifestazione «non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, la carità».
E proprio la carità era, secondo lui, la vera forza capace di cambiare il mondo, come scrisse nel 1922 al dottor Antonio Guerricchio, un tempo suo assistente: «Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene».
Nel dottor Moscati la scienza era compenetrata da un’acuta capacità diagnostica, tanto più sorprendente se si pensa che, alla sua epoca, erano sicuramente noti i raggi X, ma non le tecniche con le quali oggi s’indaga l’interno degli organi, come la TAC o altre. I sintomi che altri riconducevano a malattie di un certo tipo erano da lui riferiti a cause di natura diversa, per le quali disponeva terapie il più delle volte benefiche. Oltre ai suoi prediletti, ebbe due pazienti celebri: il tenore Enrico Caruso, a cui rivelò – dopo essere stato tardivamente consultato – la vera natura del male che lo condusse alla morte, e il fondatore del santuario della Madonna del Rosario di Pompei, il Beato Bartolo Longo.
Tutte queste doti traevano la propria sorgente dall’Eucaristia, che riceveva quotidianamente, in particolare nella chiesa del Gesù Nuovo, non molto lontana dalla sua abitazione, in via Cisterna dell’Olio 10, dove viveva con la sorella Anna, detta Nina. Grande era anche la sua devozione alla Vergine Maria, sul cui esempio decise, nel pieno della maturità, di rimanere celibe, ma senza farsi religioso come san Riccardo Pampuri né diventare sacerdote, scelta che invece compì, a quarantacinque anni, il Servo di Dio Eustachio Montemurro. Qualcuno ha sospettato che fosse, per usare un eufemismo, incapace alla riproduzione o che avesse qualche tratto di misoginia. In realtà non si riteneva incline al matrimonio, che invece esortava ad abbracciare ai suoi giovani allievi: inoltre, se avesse preso moglie, non sarebbe più stato libero di visitare i suoi poveri.
La morte lo colse per infarto al culmine di una giornata come tante, verso le 15 del 12 aprile 1927. La poltrona dove si sedette, poco dopo aver applicato a se stesso la capacità diagnostica che aveva salvato tanti, è conservata ancora oggi, come tanti altri suoi oggetti, nella chiesa del Gesù Nuovo, grazie all’intervento della sorella Nina.
I padri Gesuiti, a cui è tuttora affidato il Gesù Nuovo, non raccolsero solo la sua eredità materiale, ma si fecero custodi del suo ricordo e seguirono l’aumento della sua fama di santità. La sua causa di beatificazione si è quindi svolta nella diocesi di Napoli a partire dal 1931. Dichiarato Venerabile il 10 maggio 1973, è stato beatificato a Roma dal Beato Paolo VI il 16 novembre 1975.
A seguito del riconoscimento di un ulteriore miracolo per sua intercessione, dopo i due necessari per farlo Beato secondo la legislazione dell’epoca, è stato canonizzato da san Giovanni Paolo II il 25 ottobre 1987. In quel periodo si stava svolgendo la VII Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi su «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo a vent’anni dal Concilio Vaticano II»: non poteva esserci occasione migliore per indicarlo alla venerazione dei cattolici di tutto il mondo.
Il 16 novembre del 1930 i suoi resti vennero trasferiti dalla cappella dei Pellegrini nel cimitero di Poggioreale alla chiesa del Gesù Nuovo e collocati nel lato destro della cappella di san Francesco Saverio. Sempre il 16 novembre, ma del 1977, quindi due anni dopo la beatificazione, vennero posti sotto l’altare della cappella della Visitazione, a seguito della ricognizione canonica.

domenica 1 aprile 2018

SANTA PASQUA

 Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo

PREGHIERA PER LA PASQUA
 Signore Gesù, risorgendo da morte hai vinto il peccato:
fa che la nostra Pasqua segni una vittoria completa sul nostro peccato.

 Signore Gesù, risorgendo da morte hai dato al tuo corpo
un vigore immortale:
fa che il nostro corpo riveli la grazia che lo vivifica.

 Signore Gesù, risorgendo da morte hai portato la tua umanità in cielo:
fa che anch'io mi incammini verso il Cielo,
con una vera vita cristiana.

 Signore Gesù, risorgendo da morte e salendo al Cielo,
hai promesso il tuo ritorno:
fa che la nostra famiglia sia pronta per
ricomporsi nella gioia eterna.

Così sia.


PREGHIERA A CRISTO RISORTO

O Gesù, che con la tua risurrezione hai trionfato sul peccato e sulla morte,
e ti sei rivestito di gloria e di luce immortale,
concedi anche a noi di risorgere con te,
per poter incominciare insieme con te una vita nuova, luminosa,santa.
Opera in noi, o Signore, il divino cambiamento
che tu operi nelle anime che ti amano:
fa' che il nostro spirito, trasformato mirabilmente dall'unione con te,
risplenda di luce, canti di gioia, si slanci verso il bene.
tu, che con la tua vittoria hai dischiuso agli uomini orizzonti infiniti
di amore e di grazia, suscita in noi l'ansia di diffondere
con la parola e con l'esempio il tuo messaggio di salvezza;
donaci lo zelo e l'ardore di lavorare per l'avvento del tuo regno.
Fa' che siamo saziati della tua bellezza e della tua luce
e bramiamo di congiungerci a te per sempre.
Amen.


PREGHIERA A GESU' RISORTO

O risorto mio Gesù, adoro e bacio devotamente le piaghe gloriose del vostro santissimo corpo, e per questo vi prego con tutto il mio cuore di farmi sorgere da una vita di tiepidezza ad una vita di fervore per poi passare dalla miseria di questa terra alla gloria eterna del Paradiso.


DOMENICA DI PASQUA

Domenica di Pasqua: è l’amore che corre veloce!
Corre Maria di Magdala, e corre anche Pietro:
Ma il Signore non c’è, non è più là: beata assenza! Beata speranza!
E corre anche l’altro discepolo, corre veloce, più veloce di tutti.
Ma non ha bisogno di entrare:
il cuore già sa la verità che gli occhi raggiungono più tardi.
Il cuore, più veloce di uno sguardo!
Signore Risorto: accelera la nostra corsa,
sposta via i nostri macigni, regalaci sguardi di fede e d’amore.
Signore Gesù,
trascinaci fuori dai nostri sepolcri
e rivestici della vita che non muore,
come facesti il giorno del nostro Battesimo!


BENEDIZIONE PER LA PASQUA

Effondi, Signore, la Tua benedizione sulla nostra famiglia riunita in questo
giorno di Pasqua.
Custodisci e rafforza la nostra fede in Te e il nostro amore tra di noi e verso tutti. Per Cristo, nostro Signore. Amen


SIGNORE DELLA RISURREZIONE

Gesù, Uomo della Croce,
Signore della Risurrezione,
noi veniamo alla tua Pasqua
come pellegrini assetati di acque vive.
Mostrati a noi nella gloria mite della tua Croce;
mostrati a noi nel fulgore pieno
della tua Risurrezione.
Gesù, Uomo della Croce,
Signore della Risurrezione,
noi ti chiediamo d'insegnarci
l'amore che ci fa imitatori del Padre,
la sapienza che fa buona la vita,
la speranza che apre all'attesa del mondo futuro...
Signore Gesù, stella del Golgota,
gloria di Gerusalemme e d'ogni città dell'uomo,
insegnaci per sempre la legge dell'amore,
la legge nuova che rinnova
per sempre la storia dell'uomo.
Amen.


CRISTO E' RISORTO

La vita é una festa
perchè‚ Cristo é risorto e noi risorgeremo.
La vita é una festa:
possiamo guardare il futuro con fiducia
perch‚ Cristo é risorto e noi risorgeremo.
La vita é una festa:
la nostra gioia é la nostra santità;
la nostra gioia non verrà mai meno:
Cristo é risorto e noi risorgeremo.


RISURREZIONE
(Paolo VI)

Tu, Gesù, con la risurrezione
hai compiuto l'espiazione del peccato;
ti acclamiamo nostro Redentore.
Tu, Gesù, con la risurrezione
hai vinto la morte;
ti cantiamo gli inni della vittoria:
sei il nostro Salvatore.
Tu, Gesù, con la tua risurrezione
hai inaugurato una nuova esistenza;
tu sei la Vita.
Alleluja!
Il grido É oggi preghiera.
Tu sei il Signore.


CANTIAMO ALLELUIA!

Alleluia, fratelli, Cristo è risorto! 
Questa è la nostra certezza,
la nostra gioia, questa è la nostra fede. 
Cantiamo l'alleluia della vita 
quando tutto è bello e gioioso; 
ma cantiamo anche l'alleluia della morte, 
quando, pur tra lacrime e dolore, 
inneggiamo alla vita che non muore.
E' l'alleluia della Pasqua,
del Cristo Risorto che ha vinto la morte. 
Cantiamo l'alleluia di chi crede, 
di chi ha visto il sepolcro vuoto, 
di chi ha incontrato il Risorto sulla strada di Emmaus, 
ma cantiamo anche l'alleluia per chi non ha fede, 
per chi è avvolto da dubbi e incertezze. 
Cantiamo l'alleluia della vita che volge al tramonto,
del viandante che passa,
per imparare a cantare l'alleluia del cielo,
l'alleluia dell'eternità.

venerdì 30 marzo 2018

Venerdì Santo




Vorrei, Signore, che mi offrissi una "scala". 
Ogni dimensione ascensionale richiede impegno e decisione. Così è anche dell'alpinista che, prima di fornirsi di strumenti adeguati, deve compiere una giusta preparazione. Non basta coltivare i buoni sentimenti, occorre, invece trasformare i buoni propositi in concretezza di vita. La scala ascensionale verso la casa del Padre o verso la sala del banchetto o verso la vetta del Golgota non può essere costruita da mani di uomini. Il saggio costruttore è sempre il Padre, fonte di sapienza. Egli è anche l'unica fonte di energia necessaria per chiunque volesse tentare la scalata. Gesù Parola rivelata del Padre, ci ha indicato i vari gradini per poter ascendere fino alla vetta del sacrificio. Si possono leggere nella lettera ai Romani: "Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Rm 12, 1-2). Il sacrificio non si offre una sola volta. Tutta la vita o tutta l'esistenza umana, deve essere "il sacrificio vivente, santo e gradito a Dio". Un perenne "sacrificio" che si innesta nel "sacrificio" di totale redenzione e trasformazione che Gesù ha compiuto. La scala ascensionale deve essere fatta di mentalità convinta e di volontà decisa. Deve innalzarsi e realizzarsi nel totale compimento della volontà di Dio. 
Vorrei oggi e sempre diventare, Signore, il sacrificio vivente, santo e a te gradito. 

(brano tratto dal libretto Quaresima - Il cammino di conformità a Cristo Gesù - di N.Giordano)


PREGHIERA PER IL VENERDI' SANTO

Dio Redentore, eccoci alle porte della fede,
eccoci alle porte della morte,
eccoci di fronte all’albero della croce.
Solo Maria resta in piedi
nell’ora voluta dal Padre, nell’ora della fede.
Tutto è compiuto,ma, allo sguardo umano,
a sconfitta sembra completa.
Sul ruvido legno della croce, tu fondi la chiesa:
affidi Giovanni come figlio
a tua madre, e tua madre, da questo momento
entra nella casa di Giovanni.
Tutto è compiuto. Tu hai dato la vita,
apri il nostro cuore a questo dono totale.
Sul legno hai elevato tutto a te.
O Signore,
disceso dalla croce raggiungi l’uomo in lacrime,
per dirgli che l’hai amato fino in fondo.

(Romano Guardini)


DAVANTI ALLA CROCE
(Giovanni Paolo II)

Noi ti adoriamo, Cristo Gesù.
Ci mettiamo in ginocchio
e non troviamo parole sufficienti
per esprimere quel che proviamo
davanti alla tua morte in croce.
Noi desideriamo, o Cristo,
gridare oggi verso la tua misericordia
più grande di ogni forza e potenza
alla quale possa appoggiarsi l'uomo.
La potenza del tuo amore
si dimostri ancora una volta più grande
del male che ci minaccia.
Si dimostri più grande dei molteplici peccati
che si arrogano in forma sempre più assoluta
la cittadinanza nella vita degli uomini.


DAMMI IL CORAGGIO

Dammi il coraggio, Signore,
di non sottrarmi alla croce.
Accetto la croce se é abbandonarmi a te,
riconoscendo di essere nelle tue mani.
Accetto la croce se é amare con te
fino a rischiare la mia vita.
Accetto la croce se é annunciare il Dio della vita,
donare assieme a te la speranza.


PREGHIERA PER IL VENERDI' SANTO
di Paolo VI

Siamo qui, o signore Gesù.

Siamo venuti come i colpevoli
ritornano sul luogo del delitto,

siamo venuti come colui che Ti ha seguito,
ma Ti ha anche tradito,
tante volte fedeli e tante volte infedeli,

siamo venuti
per riconoscere il misterioso rapporto
fra i nostri peccati e la Tua Passione:
l'opera nostra e l'opera Tua,

siamo venuti per batterci il petto,
per domandarti perdono,
per implorare la Tua misericordia,

siamo venuti
perchè sappiamo che Tu puoi,
che Tu vuoi perdonarci,
perchè Tu hai espiato per noi.

Tu sei la nostra redenzione
e la nostra speranza.


PREGHIERA PER IL VENERDI'

Signore Gesù, ricordiamo la tua Passione e la tua Morte,
dalle quali sono venute a noi il perdono e la Grazia.
Ti offriamo la fatica e la lotta spirituale che oggi ci attende.
In particolare vogliamo offrirti il piccolo sacrificio che ci costa
ubbidire alla Legge dell'astinenza dalle carni.
Fa, Signore, che partecipando sulla terra alle tue sofferenze,
meritiamo di essere con Te nella gioia del Paradiso.
Così sia.

lunedì 19 marzo 2018

Patrono e Custode delle famiglie cristiane




Patrono e Custode delle famiglie cristiane
San Giuseppe fu il provvido custode della Sacra Famiglia.
A lui possiamo affidare tutte le nostre famiglie, con la più grande certezza di essere esauditi in tutte le nostre necessità.
Egli è l'uomo giusto e fedele (Mt 1,19) che Dio ha posto a custode della sua casa, come guida e sostegno di Gesù e Maria: tanto più   proteggerà le nostre famiglie, se gliele affidiamo e se lo invochiamo di vero cuore.

"Qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”, sosteneva S. Teresa d’Avila. “Io presi per mio avvocato e patrono il glorioso s. Giuseppe e mi raccomandai a lui con fervore. Questo mio padre e protettore mi aiutò nelle necessità in cui mi trovavo e in molte altre più gravi, in cui era in gioco il mio onore e la salute dell’anima. Ho visto che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare...”( cfr. cap. VI dell’Autobiografia).

Difficile dubitarne, se pensiamo che fra tutti i santi l’umile falegname di Nazareth è quello più vicino a Gesù e Maria: lo fu sulla terra, a maggior ragione lo è in cielo.
Perché di Gesù è stato il padre, sia pure adottivo, e di Maria è stato lo sposo.
Sono davvero senza numero le grazie che si ottengono da Dio, ricorrendo a san Giuseppe.
Patrono universale della Chiesa per volere di Papa Pio IX, è conosciuto anche come patrono dei lavoratori nonché dei moribondi e delle anime purganti, ma il suo patrocinio si estende a tutte le necessità, sovviene a tutte le richieste.
Sicuramente è il degno e potente protettore di ogni famiglia cristiana, come lo fu della Sacra Famiglia.


CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA A SAN GIUSEPPE
Glorioso San Giuseppe, guarda a noi prostrati alla tua presenza, con il cuore pieno di gioia perché ci annoveriamo, sebbene indegni, nel numero dei tuoi devoti. Desideriamo oggi in un modo speciale, mostrarti la gratitudine che riempie le nostre anime per i favori e le grazie così segnalate che continuamente riceviamo da Te. 

Grazie, amato San Giuseppe, per i così immensi benefici che ci hai dispensato e costantemente ci dispensi. Grazie per tutto il bene ricevuto e per la soddisfazione di questo giorno felice, poiché io sono il padre (o la madre) di questa famiglia che desidera essere consacrata a Te in modo particolare. Occupati, o glorioso Patriarca, di tutte le nostre necessità e delle responsabilità della famiglia. 

Tutto, assolutamente tutto, noi affidiamo a Te. Animati dalle tantissime attenzioni ricevute, e pensando a quello che diceva la nostra Madre Santa Teresa di Gesù, che sempre mentre visse le ottenesti la grazia che in questo giorno ti supplicava, noi osiamo fiduciosamente pregarti, di trasformare i nostri cuori in vulcani ardenti di vero amore. Che tutto quanto ad essi si avvicina, o con essi in qualche modo si relaziona, rimanga infiammato da questo rogo immenso che è il Cuore Divino di Gesù. Ottienici la grazia immensa di vivere e morire d'amore. 

Donaci la purezza, l'umiltà del cuore e la castità del corpo. Infine, Tu che conosci meglio di noi stessi le nostre necessità e le nostre responsabilità, occupati di esse e accoglile sotto il tuo patrocinio. 

Aumenta il nostro amore e la nostra devozione alla Santissima Vergine e conducici per mezzo di Lei a Gesù, perché così avanziamo sicuri per il cammino che ci porta alla felice eternità. Amen. 


PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

O San Giuseppe con te, per tua intercessione
noi benediciamo il Signore.
Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini
per essere il casto sposo di Maria
e il padre putativo di Gesù.
Tu hai vegliato continuamente, 
con affettuosa attenzione
la Madre e il Bambino
per dare sicurezza alla loro vita
e permettere di adempiere la loro missione.
Il Figlio di Dio ha accettato di sottoporsi a te come a un padre,
durante il tempo della sua infanzia e adolescenza
e di ricevere da te gli insegnamenti per la sua vita di uomo.
Ora tu ti trovi accanto a Lui.
Continua a proteggere la Chiesa tutta.
Ricordati delle famiglie, dei giovani
e specialmente di quelli bisognosi;
per tua intercessione essi accetteranno 
lo sguardo materno di Maria
e la mano di Gesù che li aiuta.
Amen


AVE, O GIUSEPPE

Ave o Giuseppe uomo giusto, 
Sposo verginale di Maria e padre davidico del Messia; 
Tu sei benedetto fra gli uomini, 
e benedetto è il Figlio di Dio che a Te fu affidato: Gesù. 

San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, 
custodisci le nostre famiglie nella pace e nella grazia divina,
e soccorrici nell'ora della nostra morte. Amen. 


TRE EFFICACISSIME INVOCAZIONI A SAN GIUSEPPE

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O San Giuseppe, mio protettore ed avvocato, a te ricorro, affinché m'implori la Grazia per la quale mi vedi gemere e supplicare davanti a te. E' vero che i presenti dispiaceri e le amarezze che provo sono forse il giusto castigo dei miei peccati. Riconoscendomi colpevole, dovrò per questo perdere la speranza di essere aiutato dal Signore? "Ah! no -mi risponde la tua grande devota Santa Teresa- no certo, o poveri peccatori. Rivolgetevi in qualunque bisogno, per grave che sia, alla efficace intercessione del patriarca San Giuseppe; andate con vera fede a lui e resterete certamente esauditi nelle vostre domande".
Con tanta fiducia mi presento, quindi, davanti a te e imploro misericordia e pietà. Deh!, per quanto puoi, o San Giuseppe, prestami soccorso nelle mie tribulazioni.Supplisci alla mia mancanza e, potente come sei, fa' che, ottenuta per la tua pia intercessione la grazia che imploro, possa ritornare al tuo altare per renderti l'omaggio della mia riconoscenza.
Padre nostro; Ave, o Maria; Gloria al Padre

Non dimenticare, o misericordioso San Giuseppe, che nessuna persona al mondo, per grande peccatrice che fosse, è ricorsa a te, rimanendo delusa nella fede e nella speranza in te riposte. Quante grazie e favori hai ottenuto agli afflitti! Ammalati, oppressi, calunniati, traditi, abbandonati, ricorrendo alla tua protezione, sono stati esauditi. Deh! non permettere, o gran Santo, che io abbia ad essere solo, fra tanti, a rimanere privo del tuo conforto. Mostrati buono e generoso anche verso di me, e io, ringraziandoti, esalterò in te la bontà e la misericordia del Signore.
Padre nostro; Ave, o Maria; Gloria al Padre

O eccelso capo della Santa Famiglia di Nazareth, io ti venero profondamente e di cuore t'invoco. Agli afflitti, che ti hanno pregato prima di me, hai concesso conforto e pace, grazie e favori. Degnati quindi di consolare anche l'animo mio addolorato, che non trova riposo in mezzo alle angustie da cui è oppresso. Tu, o sapientissimo Santo, vedi in Dio tutti i miei bisogni, prima ancora che io te li esponga con la mia preghiera. Tu dunque sai benissimo quanto è necessaria la grazia che ti domando. Nessun cuore umano mi può consolare; da te spero d'essere confortato: da te, o glorioso Santo. Se mi concedi la grazia che con tanta insistenza ti domando, prometto di diffondere la devozione verso di te. O San Giuseppe, consolatore degli afflitti, abbi pietà del mio dolore!
Padre nostro; Ave, o Maria; Gloria al Padre

A TE, O BEATO GIUSEPPE

A Te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo, 
e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che Ti strinse all'Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, 
e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, Te ne preghiamo, 
con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
 e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo: 
allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; 
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; 
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, 
così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; 
estendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio 
e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, 
piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. 
Cosi sia
SETTE SUPPLICHE A SAN GIUSEPPE

I. Amabilissimo San Giuseppe, per l'onore che ti concesse l'Eterno Padre innalzandoti a fare le sue veci sulla terra accanto al suo Santissimo Figlio Gesù, divenendo suo Padre putativo, ottieni da Dio la grazia che ti domando. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

Il. Amabilissimo San Giuseppe, per l'amore che ti portò Gesù riconoscendoti quale tenero padre ed obbedendoti quale rispettoso Figlio, implorami da Dio la grazia che ti domando. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

III. Purissimo San Giuseppe, per la grazia specialissima che ricevesti dallo Spirito Santo quando ti diede in sposa la stessa sua Sposa, Madre nostra carissima, ottienimi da Dio la grazia tanto desiderata. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

IV. Tenerissimo San Giuseppe, per l'amore purissimo con cui amasti Gesù come tuo Figlio e Dio, e Maria come tua diletta sposa, prega l’altissimo Iddio che mi conceda la grazia per cui ti supplico. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

V. Dolcissimo San Giuseppe, per la grande gioia che provava il tuo cuore nel conversare con Gesù e Maria e nel donare loro i tuoi servizi, implora per me al misericordiosissimo Iddio la grazia che tanto desidero. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

VI. Fortunatissimo San Giuseppe, per la bella sorte che avesti di morire tra le braccia di Gesù e di Maria, e di essere confortato nella tua agonia dalla loro presenza, ottienimi da Dio, per la potente tua intercessione, la grazia di cui ho tanto bisogno. 
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

VII. Gloriosissimo San Giuseppe, per la riverenza che ha per te tutta la Corte celeste come Padre Putativo di Gesù e Sposo di Maria, esaudisci le mie suppliche che con viva fede ti presento, ottenendomi la grazia che tanto desidero.
Gloria al Padre.... San Giuseppe, Padre putativo di Gesù, prega per me. 

I SETTE DOLORI E LE SETTE GIOIE DI SAN GIUSEPPE
PRIMO “DOLORE E GIOIA”
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore e la gioia che provasti nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo della Beata Vergine Maria, ottienici la grazia della confidenza in Dio. 
Pater, Ave, Gloria

SECONDO "DOLORE E GIOIA"
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore che provasti nel veder nascere in tanta povertà il Bambino Gesù e per la gioia che sentisti vedendolo adorare dagli Angeli, ottienici la grazia di accostarci alla Santa Comunione con fede, umiltà e amore. 
Pater, Ave, Gloria

TERZO "DOLORE E GIOIA"
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore che provasti nel circoncidere il Divino Bambino e per la gioia che sentisti nell'imporgli il nome di "Gesù", ordinato dall'Angelo, ottienici la grazia di togliere dal cuore tutto ciò che dispiace a Dio. 
Pater, Ave, Gloria

QUARTO “DOLORE E GIOIA”
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore e la gioia che provasti nell'udire la profezia del santo vecchio Simeone, che annunciava da una parte la perdizione e dall'altra la salvezza di tante anime, a seconda del loro atteggiamento nei riguardi di Gesù, che stringeva Bambino fra le sua braccia, ottienici la grazia di meditare con amore le pene di Gesù e i dolori di Maria. 
Pater, Ave, Gloria

QUINTO "DOLORE E GIOIA"
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore che provasti nella fuga in Egitto e per la gioia che sentisti avendo sempre con te lo stesso Dio insieme alla sua Madre, ottienici la grazia di compiere con fedeltà e amore tutti i nostri doveri.
Pater, Ave, Gloria

SESTO "DOLORE E GIOIA"
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore che provasti nell'udire che regnavano ancora, nella terra di Giudea, i persecutori del Bambino Gesù e per la gioia che sentisti nel far ritorno nella tua casa di Nazareth, in terra più sicura di Galilea, ottienici la grazia dell'uniformità ai voleri di Dio. 
Pater, Ave, Gloria

SETTIMO "DOLORE E GIOIA"
O glorioso S. Giuseppe, per il dolore che provasti nello smarrimento del fanciullo Gesù e per la gioia che sentisti nel ritrovarlo, ottienici la grazia di condurre una buona vita e di fare una santa morte. 
Pater, Ave, Gloria

PREGHIERA A SAN GIUSEPPE, CUSTODE DI GESU'
(Giovanni XXIII)
O san Giuseppe, custode di Gesù, sposo castissimo di Maria, che hai trascorso la vita nell'adempimento perfetto del dovere, sostentando col lavoro delle mani la sacra Famiglia di Nazareth, proteggi propizio coloro che, fidenti, a te si rivolgono! Tu conosci le loro aspirazioni, le loro angustie, le loro speranze, ed essi a te ricorrono, perchè sanno di trovare in te chi li capisce e protegge. Anche tu hai sperimentato la prova, la fatica, la stanchezza; ma, pure in mezzo alle preoccupazioni della vita materiale; il tuo animo, ricolmo della più profonda pace, esultò di gioia inenarrabile con l'intimità col Figlio di Dio, a te affidato, e con Maria, sua dolcissima madre. Comprendano i tuoi protetti che essi non sono soli nel loro lavoro, ma sappiano scoprire Gesù accanto a sé, accoglierlo con la grazia e custodirlo fedelmente, come tu hai fatto. E ottieni che in ogni famiglia, in ogni officina, in ogni laboratorio, ovunque un cristiano lavora, tutto sia santificato nella carità, nella pazienza, nella giustizia, nella ricerca del ben fare, affinchè abbondanti discendano i doni della celeste predilezione.

PREGHIERA A SAN GIUSEPPE, SPOSO DI MARIA

San Giuseppe, eletto da Dio per essere lo sposo purissimo di Maria 
e il padre putativo di Gesù, intercedi per noi che ci rivolgiamo a te.
Tu che fosti il fedele custode della sacra famiglia, benedici e proteggi
la nostra famiglia e tutte le famiglie cristiane.
Tu che hai sperimentato nella vita la prova, la fatica e la stanchezza,
aiuta tutti i lavoratori e tutti i sofferenti.
Tu che avesti la grazia di morire tra le braccia di Gesù e di Maria,
assisti e conforta tutti i moribondi.
Tu che sei il patrono della santa Chiesa, intercedi per il Papa,
i Vescovi e tutti i fedeli sparsi nel mondo, specialmente per coloro
che sono oppressi e che soffrono persecuzione per il nome di Cristo.


NELLE TUE MANI

Nelle tue mani, o Giuseppe,
abbandono le mie povere mani;
alle tue dita intreccio,
pregando, le mie fragili dita.

Tu, che nutristi il Signore
col quotidiano lavoro,
dona il pane ad ogni mensa
e la pace che vale un tesoro.

Tu, protettore celeste
di ieri, oggi e domani,
lancia un ponte d'amore
che unisca i fratelli lontani.

E quando, ubbidiente all'invito,
ti renderò la mia mano,
accogli il mio cuore contrito
e portalo a Dio piano piano.

Allora sebben le mie mani sian vuote,
sian stanche e pesanti,
guardandole tue dirai:
"Così son le mani dei santi!"


San Giuseppe,
con il tuo silenzio parli
a noi uomini dalle molte chiacchiere; 
con la tua modestia sei superiore
a noi uomini dai mille orgogli;
con la tua semplicità tu comprendi 
i misteri più nascosti e profondi;
con il tuo nascondimento 
sei stato presente ai momenti decisivi 
della nostra storia.

San Giuseppe, prega per noi
e aiutaci a fare anche nostre le tue virtù.
Amen.